venerdì 3 marzo 2023

Concerto di Robbie Williams, Stoccolma, 01 marzo 2023

 Due parole sul concerto del mio amatissimo Robbie Williams.

Aspettavo la serata di ieri dal lontano 27 settembre, quando comprai i biglietti, e mi ci sono volute ventiquattr'ore abbondanti per smaltire l'adrenalina e l'emozione, metabolizzare e ragionare.
A cinquant'anni canta (senza stonare o biascicare), salta avanti e indietro, intrattiene, racconta aneddoti, scherza col pubblico, coinvolge un palazzetto intero, prende per il culo.
Tutto il concerto, immagino non solo per me, è stato permeato da un forte senso di nostalgia, come in realtà già avvenne nel 2017, ma questa volta il tutto è stato amplificato e cercato, basti considerare i brani in scaletta, ossia i grandi classici, e il filo conduttore dello spettacolo, ovvero il viaggio nel passato, negli ultimi trentatré anni di vita e carriera, fra alti e bassi, abusi, eccessi, ribellione, depressione, e il ringraziamento finale a moglie, figli e a noi pubblico. ♥️
È stato un senso di nostalgia dolce però, non ho provato il retrogusto triste e amaro del rimpianto per i giorni che più non torneranno, ma al contrario serenità e gratitudine per esserci, per aver provato e vissuto tutto ciò, tutti questi anni.
Impossibile non emozionarsi e commuoversi, io ho tenuto botta quasi un'ora e mezza, poi su She's the One mi si è inumidito il bulbo oculare sinistro, e verso la fine quando tutti noi cantavamo Angels e Robbie dirigeva e ringraziava. Ciao proprio.
Come si nota dalle riprese, eravamo sotto al palco: cento minuti in fila all'addiaccio per poi precipitarci alla postazione che bramavo e che era il mio obiettivo conclamato sin dal famoso 27/09. Felice e soddisfatta di averlo fatto, lo rifarei ancora mille volte. Andrew invece non so se la pensi allo stesso modo.

Perdonate gli ululati e la mano tremolante.

And through it all... ♥️



sabato 11 giugno 2022

Leggendo. Lingua italiana e questioni di genere.


 "C'è, in modo inconsapevole ma tenace, la percezione che la condizione femminile sia inferiore intrinsecamente: mentre la condizione maschile è il modello a cui aspirare e conformarsi." 

 "Il segno distintivo del femminile (l'articolo) non va bene; il segno distintivo del maschile (l'assenza dell'articolo) invece va bene. Perché mai? [...] Ne ricavo l'impressione che una donna, se vuole apparire "seria", debba vestirsi con abiti (linguistici) maschili. E trovo paradossale, quindi che l'opposizione all'articolo provenga spesso da chi invece dice d'impegnarsi perché le donne siano più giustamente rappresentate e visibili, nella lingua come nella società. [...] Se la società percepisce qualcosa di peggiore nella femminilità se si vuole una parità giusta bisogna lottare per cambiare la società e il suo modo di vedere; non assecondarla eliminando i segni della femminilità." 

 Ho letto questo libro dietro consiglio di una YouTuber linguista, Yasmina Pani, che seguo con piacere perché parla di tematiche attuali senza promuovere idologie particolari. Il libro non mi ha illuminato né sconvolto l'esistenza perché in virtù dei miei studi e di altre letture sapevo praticamente tutto quello che è contenuto nel libro, così come le riflessioni scaturite durante la lettura le avevo già fatte per conto mio, quindi non mi ha lasciato né insegnato granché, ma lo consiglio a chi vuole saperne di più dell'argomento trattato, a chi è alle prime armi e a chi è all'inizio di un percorso di studi a tema linguistico. 

 La prosa è scorrevole e l'intento del volumetto è estremamente divulgativo quindi chiunque può leggerlo, non serve una laurea in linguistica per capire e seguirne il contenuto. Come promette il titolo, l'autore affronta la questione del genere maschile/femminile nella lingua italiana, incluse le relative problematiche come il femminile delle professioni tradizionalmente maschili, l'articolo davanti ai cognomi di donne e il famigerato maschile inclusivo/sovraesteso, partendo dalle regole in vigore e facendo riferimento a fonti autorevoli per poi esporre le proprie riflessioni. 

 A differenza di altri libri simili che ho letto, questo ha un grande pregio: l'autore espone regole e funzionamenti della lingua (in particolare ribadisce una grande verità, ovvero che i generi grammaticali maschile e femminile sono un'astrazione e non corrispondono alla sessualità del soggetto) e successivamente esplicita il suo parere personale in merito ai cambiamenti proposti per renderla più inclusiva, ovvero le alternative al maschile plurale inclusivo, quindi asterischi, -u, schwa e persino una -a suggerita dallo stesso autore. 

 Al contrario di altri libri più famosi e pubblicizzati che si occupano di questo tema, Mainardi non piega né manipola i fatti e le regole ad un'ipotetica ideologia che lui stesso vorrebbe portare avanti, ma si limita a fare le sue considerazioni alla luce di tali regole. 

 "Anche se veramente riteniamo che il maschile inclusivo sia un'ingiustizia da correggere, non dobbiamo però diventare tendenziosi. Né dobbiamo dimenticare la natura essenzialmente astratta e convenzionale del genere grammaticale, per cui nessun uomo, simmetricamente, si è mai lamentato né ha mai sentito sminuito il proprio carattere maschile dall'uso della comunissima parola persona, di genere femminile." 

martedì 22 febbraio 2022

Nordic Books Challenge. La politica dell'impossibile; Inne i spegelsalen



 "Essere il politico dell'impossibile in un mondo dove sono troppi i politici del possibile è un ruolo che mi può soddisfare come essere sociale, come individuo e come autore del Serpente." 


 Ho concluso la Nordic Books Challenge in bellezza, con una raccolta di scritti di Stig Dagerman (traduzione di Fulvio Ferrari per Iperborea) e l'ultima pubblicazione di Liv Strömquist. 




 Non fate come me, non leggete articoli e stralci autobiografici di uno scrittore di cui siete praticamente a digiuno. Ma nonostante le mie lacune la lettura non ne ha risentito molto, e mi sono goduta un assaggio di scrittura che probabilmente approfondirò, che qui presenta riflessioni sulla scrittura stessa e sulla figura dello scrittore, sulla politica, sul doloroso rinnovamento urbano del centro di Stoccolma, sulla guerra e sul dopoguerra. Sicuramente uno dei pezzi più belli è costituito dalla risposta ad una lettera che Dagerman ha ricevuto da una studentessa sul futuro.  

 "La vita Le chiederà prestazioni che troverà ripugnanti. Allora dovrà essere consapevole che la cosa più importante non è la prestazione, ma il Suo svilupparsi in una retta e bella persona. Molti Le diranno che questo consiglio è asociale, ma Lei potrà rispondere: quando le forme della società si fanno dure e negano la vita, è meglio essere asociali che disumani." 

 Liv Strömquist, invece, per me è ormai una piacevole conferma. Come dico sempre, lei non scrive fumetti ma saggi illustrati e partendo da celebrità e/o avvenimenti di costume e attualità analizza i fenomeni sociali dell'epoca nostra e di quelle passate, con particolare attenzione alla condizione della donna. 




 In quest'ultima opera, che immagino si chiamerà Nella sala degli specchi  in italiano, interamente a colori, si ragiona sull'evoluzione diacronica della concezione della sensualità e dell'appetibilità femminili, e della loro importanza nella scalata sociale: secoli fa la bellezza della donna non era importante per la sua sopravvivenza, poi è diventata gradualmente fondamentale per trovare marito, per piacere agli altri, per piacersi, per poter affermare se stesse senza l'obiettivo di piacere a qualcuno o di accalappiare un uomo che provvedesse al suo sostentamento. 

 Si spazia dalle vicende di Kylie Jenner alla principessa Sissi -passando per Marilyn Monroe e parafrasando studiosi e intellettuali tra cui Eva Illouz- per affrontare la questione dell'estetica e dell'aspetto fisico femminile. Quest'ultimo ha, appunto, acquisito sempre più peso con il progresso, il capitalismo e lo sviluppo della società del consumo, e in particolare con la diffusione dei social media che ormai hanno reso tutti celebrità, tutti pronti a mettere in scena la propria vita, al punto da mercificarne anche l'autenticità. E la donna più dell'uomo è sottoposta a ciò. 
Come sempre le opere di Liv Strömquist non sono didascaliche ma, quando non riescono ad essere rivelatrici e illuminanti, spingono comunque alla riflessione e alla presa di coscienza. In Italia è pubblicata da Fandango e tradotta da Samanta Milton Knowles. 

 A gennaio la mia pigrizia ha raggiunto livelli inauditi e non ho portato a termine l'ultima lettura che avevo previsto per concludere la NBChallenge, ma mi sento ugualmente in grado di tirare le somme di questo progetto, e purtroppo non sono pienamente soddisfatta. Strömquist e Åsbrink si sono confermate autrici grandiose al punto da annoverarle ormai tra le mie preferite; il giallo islandese è stato una scoperta interessante che continuerò a esplorare, così come Mankell; gran bella lettura anche Miraggio 1938; invece il norvegese Eredità sicuramente è stato la grande delusione dell'anno, osannato ovunque e presentato con descrizioni fuorvianti, che peccato. 
La mia esperienza con la Nordic Books Challenge può essere riassunta con una citazione dal libro di Dagerman, 
"Le sorprese sono meglio delle speranze deluse". 

domenica 14 novembre 2021

Leggendo. I sette killer dello Shinkansen


  Kōtarō Isaka, traduzione di Bruno Forzan.


"Quando diceva così, gli brillavano gli occhi come a un bambino, e a ricordarsene​ Mikan si sentì lacerare il petto in mille pezzi, e fu come se un vento gelido gli penetrasse dentro da lì. [...] Gli tornò alla mente la frase di quel romanzo, 'Soli, perimmo...' 
Per quanto tempo si passasse insieme, al momento della morte ognuno si ritrovava solo con se stesso."



​"In una situazione in cui diventa impossibile tradire, gli uomini tradiscono sempre."



Giappone, un treno ad alta velocità, una valigia piena di soldi e un manipolo di criminali più o meno sospetti in servizio che si ostacolano a vicenda per portare a termine i loro compiti. Chi riuscirà nell'impresa?
540 pagine che volano perché la prosa è scorrevole e cadenzata, la trama è avvincente e, nonostante qualche piccola pecca (ad esempio un vago rischio di ripetitività dovuto ai diversi punti di vista attraverso i quali leggiamo gli avvenimenti), il romanzo offre riflessioni su temi di etica e morale e alterna flashback che spezzano il ritmo e raccontano qualcosa dei personaggi. Quelli per me più approfonditi e interessanti sono stati Ōji e Nanao (in cui mi sono identificata per la costante sfiga che lo perseguita).
Il retro di copertina promette ironia e intreccio degni Tarantino e Agatha Christie, e il libro in effetti non mi ha deluso.

A ragion veduta, il thriller dell'estate 2021: l'estate in cui siamo tornati a viaggiare e a vivere una pseudo normalità non poteva che essere accompagnata da un libro ambientato su un treno in uno dei paesi più affascinanti di sempre e che ha ospitato pure le Olimpiadi, quindi meglio di così!

Consiglio di leggerlo, appunto, a bordo di un treno per immergersi ancora di più nell'atmosfera di questo libro.






Altre citazioni che mi hanno colpita:

"Quando si trova nella necessità di dover prendere decisioni terribili o che vanno contro la morale comune, l'essere umano tende a convergere sul parere del gruppo, per poi autoconvincersi di aver fatto la scelta giusta."

"A chiunque è necessario giustificare i propri fallimenti. Nessuno potrebbe tirare avanti se non pensasse di essere una persona forte e di valore, che ha fatto le giuste scelte. E quando le proprie parole e azioni sono ben distanti da quell'autoconvincimento​, si cominciano a cercare scuse per annullare quella discrepanza."

"Le cose che desiderano gli altri hanno un valore già di per sé, e quando tu le possiedi ti trovi in una posizione di superiorità. È il principio della leva."
"​Magari la sfortuna poteva essere contagiosa."


"La lettura era strettamente legata alla possibilità di trasformare in termini concreti i sentimenti delle persone o i concetti astratti, e gli consentiva di elaborare pensieri complessi e oggettivi."

sabato 13 novembre 2021

Nordic Books Challenge. Miraggio 1938; Eredità


 Kjell Westö, traduzione di Laura Cangemi. 

 "Sono gli eccessi a definire il nostro vero io, quelle cose grottesche che facciamo solo perché vogliamo e possiamo, senza pensare ai precetti morali." 


 Dalle stelle alle stalle è il riassunto delle mie letture tra settembre e ottobre nell'ambito della sfida di lettura NordicBooksChallenge

Cominciamo con le gioie: Miraggio 1938, pubblicato per la prima volta nel 2013, è un romanzo storico pseudo giallo ambientato a ridosso della seconda guerra mondiale tra Helsinki e la Svezia; è un libro completo, di intrattenimento, ben scritto e che tratta temi classici tra cui l'amicizia, la politica, la malattia mentale, la condizione femminile, e ovviamente la guerra e l'antisemitismo, mantenendosi scorrevole ma non superficiale, al contrario del libro letto a ottobre. 
 La mezza pagina finale smorza un po' la potenza della rivelazione dell'identità della vittima della vendetta di Matilda, la protagonista, ma ciò non indebolisce il romanzo, a mio avviso. I punti di vista alternati attraverso i quali la storia è narrata sono quelli di Matilda e dell'altro protagonista, il suo datore di lavoro Claes. 
 Ciò che più mi ha colpito è quanto la politica e le ideologie si insinuino nella quotidianità e fra i rapporti personali, al punto da deteriorare amicizie e relazioni famigliari. 
 "E il fine non giustifica i mezzi, anzi sono i mezzi che racchiudono in sé la verità su chi sei."

 * * * * * * 


 Vigdis Hjorth, traduzione di Margherita Podestà Heir. 
 Continuando a parlare di famiglie lacerate, Eredità è stato purtroppo una cocente delusione per me: l'ho trovato un romanzo insulso, non scritto malissimo ma senza alcun guizzo di stile o di prosa, ripetitivo e pieno di spiegoni. 
 Si tratta del racconto in prima persona della narratrice Bergljot, che squaderna le proprie supposizioni ed elucubrazioni circa gli eventi che coinvolgono la famiglia (con cui lei è in conflitto) e in base a come lei ritiene si siano svolti. 

 Per la prima metà del romanzo si allude ad un grande trauma segreto * ma non c'è pathos, non c'è alcun climax fino alla rivelazione, e non c'è approfondimento in seguito ad essa. Ho anche riscontrato rese in traduzione discutibili e non è la prima volta che mi capita leggendo libri tradotti dalla persona che si è occupata anche di Eredità. La narratrice è inaffidabile ma non si capisce se lo sia per intenzione dell'autrice o per inconsistenza della scrittura, e onestamente propendo per la seconda ipotesi. 
 L'unica cosa che ho trovato interessante in questo romanzo è l'argomento tabù dell'odio figlia-madre ma per il resto è un libro assolutamente dimenticabile, consigliato a chi è nel blocco del lettore perché almeno è scorrevole ma non vale minimamente il prezzo di copertina. Parlando con una conoscente svedese a proposito di questo libro, mi raccontava che lo aveva letto con un gruppo di lettura e non era piaciuto praticamente a nessuno, quindi mi sono sentita meno sola, e che il clamore suscitato era dovuto soprattutto alle vicende personali dell'autrice, che a quanto pare avrebbe infarcito il libro di elementi autobiografici che avrebbero scatenato le ire della famiglia, che avrebbe agito per vie legali. 


 * Il trauma in questione è un abuso incestuoso che la narratrice ha subìto per mano del padre quando era piccola, ma la faccenda non viene mai approfondita né sviscerata. 

lunedì 28 giugno 2021

Nordic Books Challenge. Un corpo nel lago

 Di Arnaldur Indriðason, traduzione di Silvia Cosimini. 

 Per la tappa di giugno della #NordicBooksChallenge era previsto un libro che fosse ambientato sul mare o sul lago, per cui non c'è bisogno di spiegare come mai la mia scelta sia caduta proprio su questo titolo del 2004. 

 Si tratta di un giallo ambientato in Islanda: una scienziata ritrova  in un lago un cadavere attaccato ad un vecchio macchinario sovietico utilizzato nell'àmbito dello spionaggio, e da lì si dipanano le indagini. A mio parere il giallo in sé non è nulla di eccezionale, in particolare mi hanno annoiata tutte le parti sulla vita privata degli investigatori, ma ciò che più mi è piaciuto -e forse potrebbe annoiare i più- è l'alternarsi dell'ambientazione fra l'Islanda degli anni 2000 e la Germania dell'Est in piena guerra fredda. 
 Gli elementi tipici del giallo (nordico) ci sono tutti: critica alla polizia, investigatore protagonista divorziato e con famiglia disfunzionale, problemi di droga. 

 Il filone sull'investigazione, o comunque la storia poliziesca vera e propria, non è eccelso e ad un certo punto del romanzo si può intuire dove si andrà a parare, però tutto ciò viene compensato dall'ambientazione per chi l'apprezza e dall'estrema scorrevolezza, per cui in generale sono soddisfatta da questa lettura, e ribadisco che le parti più interessanti del libro sono state, per me, quelle ambientate a Lipsia relative alla guerra fredda, allo spionaggio e al racconto non edulcorato del regime comunista sovietico, un sistema che attuava un controllo ossessivo e paranoico della popolazione e che cercava di fare proseliti all'estero magari attirando i giovani con borse di studio, per poi far loro il lavaggio del cervello. 

 Ma cosa c'entra il comunismo con l'Islanda? Si praticava lo spionaggio anche lì? A chi appartiene il corpo nel lago? 

 Questo libro fa al caso vostro se vi piacciono i romanzi di LeCarré e di Orwell (ovviamente non siamo ai livelli di nessuno dei due). Non è stato il libro della vita ma sicuramente una lettura apprezzabile. 
 La prossima tappa della sfida di lettura prevede un' opera ambientata nella mèta che ci piacerebbe visitare, e ancora una volta la mia scelta ricadrà su un giallo ambientato in Islanda, appartenente alla stessa serie di questo che ho letto a giugno, spero mi piacerà! 

domenica 6 giugno 2021

Nordic Books Challenge. Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia


 Elisabeth Åsbrink, traduzione di Alessandro Borini. 

"-Gli svedesi si sposano per amore o per soldi? 

 -Per amore. Poi però ho dovuto spiegare il perché, e così ho snocciolato concetti come suffragio universale, parità nel diritto ereditario, servizi pubblici per l'infanzia, parità di retribuzione. In questo stava il fondamento della mia vita, e di colpo ho preso coscienza della mia svedesità. Prima di allora ero stata consapevole solo della mia estraneità." 

 Ho aspettato appositamente il giorno della Festa nazionale svedese per pubblicare questo post. 

 Elisabeth Åsbrink, svedese di origini anglo-ungheresi, in questo libro ha esplorato, attraverso una serie di parole da lei selezionate, i tratti culturali che caratterizzano la svedesità, spiegandone l'origine storica o politica, e indagandone i risvolti sociali. 

 Perché ci si toglie le scarpe in casa? 

 L'hockey è davvero l'emblema del vichingo massiccio? 

 A cosa si deve il successo del nordic noir

 Che ruolo ha avuto Astrid Lindgren nella pedagogia, nella società e nella letteratura svedesi? 

 Davvero in Svezia i bambini non si tirano su a mazzate? 

 In Svezia popolo e regnanti erano a conoscenza dei crimini che stavano avendo luogo nella Germania nazista? 

 Qual è il segreto del welfare? È davvero indistruttibile o i cambiamenti sociali in corso anche in Svezia ne segneranno inevitabilmente la fine? 

 Il #MeToo ha fatto solo cose buone? 

 Zlatan è lo svedese per eccellenza o è l'anti-svedese? 

 Lo sapevate che esiste la versione svedese de Il ragazzo della via Gluck? (io sì, lo sapevo già, almeno questo!) 

 https://www.youtube.com/watch?v=70k2lHsBMKo 

 Questo libro è piuttosto esaustivo e, laddove non fornisce risposte, lascia comunque spazio alle riflessioni. Un limite, secondo me, è che bisogna conoscere la società e la cultura svedesi per capire tutti i riferimenti dell'autrice, quindi non lo consiglio a chi è completamente a digiuno, ma lo raccomando invece a chi vive in Svezia, è una lettura imprescindibile per noi "neosvedesi". 

 Mi è piaciuto il modo equilibrato ed equidistante con cui l'autrice ha presentato e analizzato i fatti senza giudicare, permettendo al lettore di sviluppare un'idea propria. 

 Di questa autrice consiglio la lettura di 1947, libro più che mai attuale che illustra gli avvenimenti storici di quell'anno particolare, tra cui l'origine del conflitto israelo-palestinese. 

 "Le parole plasmano il pensiero e il pensiero plasma i valori."